Biblioteche, automazione e internet

 L’automazione delle biblioteche inizia negli anni ’60: prima con l’automazione delle procedure di catalogazione, poi con quelle del prestito e quelle amministrative. Molto presto nascono le reti di biblioteche collegate ad un catalogo unico: il libro viene catalogato solo dalla prima biblioteca che lo acquista e tutte le altre “catturano” la scheda fatta dalla prima e vi aggiungono solo l’indicazione della collocazione del libro nella propria biblioteca. Questa è, per esempio, la origine della rete OCLC che oggi collega tra loro 30.000 biblioteche di 65 paesi ed ha un catalogo di 38 milioni di titoli.

Il concetto di rete, ancora prima dello sviluppo di Internet, era diffuso in ambito bibliotecario, e significava appunto cooperazione: messa in comune delle risorse tecnologiche, umane e finanziarie per offrire un servizio efficiente alla propria utenza. Una biblioteca collegata ad altre 10 attraverso un catalogo unico è in grado di offrire al proprio utente il patrimonio di tutte le altre 10; attraverso il prestito interbibliotecario rende possibile far circolare tra tutte i volumi di ciascuna. Lo studioso non deve più spostarsi da una biblioteca all’altra, ma è il libro che viene portato nella sua biblioteca.

Rispetto ai paesi anglosassoni, in Italia il processo di automazione delle biblioteche è partito con due decenni di ritardo. Negli anni ’70 si hanno alcune isolate automazioni col programma IBM DobisLibis. Nel 1983 si avvia il progetto statale denominato Servizio bibliotecario nazionale, con l’installazione di un elaboratore Honywell alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Progressivamente, grazie a consistenti finanziamenti statali, il progetto si allarga alle altre regioni arrivando oggi a coinvolgere un totale di circa 800 biblioteche in prevalenza statali ed universitarie sparse lungo tutta l’Italia. Parallelamente si diffondono anche altri software di automazione, in particolare larga diffusione ha il pacchetto Aleph prodotto in Israele ed adottato da diverse università (Genova, Bergamo, Siena, Pisa, Calabria, Napoli, Roma 3, Normale di Pisa).

In quegli stessi anni ’80 assistiamo alla rivoluzione tecnologica prodotta dai personal computer. Il primo pc è prodotto nel 1981 dalla IBM e in brevissimo tempo inonda il mercato modificando completamente il mondo dell’informatica: da sistemi centralizzati composti da un centro di calcolo gestore ed organizzatore del lavoro per tutti, a cui gli utenti si collegano per eseguire operazioni con modalità definite dal centro stesso senza possibilità di nessuna autonomia, si passa all’uso dei pc in rete, alla condivisione distribuita delle risorse. Il pc si diffonde perché è uno strumento amichevole che consente all’utente di personalizzare il proprio lavoro, di costruire archivi secondo le proprie esigenze senza dipendere dai sempre indaffaratissimi informatici del centro di calcolo. Le reti di pc consentono la messa in rete di archivi consistenti, come avveniva prima con gli elaboratori del centri di calcolo, ma garantisce all’utente finale l’uso di interfacce amichevoli, la possibilità di gestire anche archivi personali, di personalizzare le proprie lettere ecc.

Anche nel campo delle biblioteche lo sviluppo dei pc rappresenta una rivoluzione. Il basso costo di questi strumenti rende possibile avviare l’automazione anche nelle medie/piccole biblioteche (nel 1986 un pc con 612bytes di RAM e un disco fisso da 20Mb costa ca. 9 milioni!). Inizia così lentamente anche in Italia l’automazione diffusa delle biblioteche.

Nel corso di un decennio il pc diventa un oggetto consueto nelle nostre biblioteche anche se gli aspetti cooperativi dell’automazione, ampiamente presenti nei paesi anglosassoni, stentano a svilupparsi. Il Servizio bibliotecario nazionale (SBN) si evolve in modo chiuso, non è possibile per sistemi non SBN accedere ai suoi archivi, tantomeno “scaricare” record bibliografici per copiarli nei propri cataloghi. Ogni sistema parla solo con i suoi simili: le biblioteche SBN possono vedere solo le altre biblioteche SBN, così come le biblioteche che utilizzano ALEPH vedono solo le loro simili. Le piccole biblioteche che utilizzano software per pc, operano in totale isolamento, in assenza di interventi di supporto da parte delle istituzioni.

Questa è la condizione delle biblioteche italiane all’arrivo di Internet in Italia. Agli inizi degli anni ’90 solo le biblioteche universitarie, attraverso la rete telematica GARR, hanno accesso alla rete Internet. I loro cataloghi vengono progressivamente messi in linea e resi consultabili da tutti gli utenti internet, sia pure con modalità di interrogazioni non sempre amichevoli.

Dalla metà degli anni ’90, con lo sviluppo impetuoso del WWW e l’avvio di reti telematiche pubbliche che consentono l’accesso alla Rete anche ai semplici cittadini, si passa progressivamente ad interfacce di consultazione dei cataloghi (OPAC – on line pubblic access catalogue) molto amichevoli ed intuitive: arrivati sul catalogo di una biblioteca non occorre più leggere lunghe e complicate istruzioni per consultarlo, ma le maschere di ricerca sono adesso semplice e veloci, così come semplice e veloce è divenuta la navigazione su Internet.

Abbiamo quindi ora molti cataloghi in linea; con facilità anche da casa possiamo fare una ricerca bibliografica sul patrimonio centinaia di biblioteche senza doverci spostare. Possiamo scaricare i titoli che ci interessano costruendo velocemente ampie bibliografie, senza dover riscrivere niente.

Tuttavia lo sviluppo impetuoso di di Internet sta cambiando il mondo ed anche il ruolo ed i servizi delle biblioteche: non devono più solo dare accesso al proprio patrimonio ma devono diventare strumenti attivi di organizazione e fornitura di informazione.

Stiamo assistendo in questi ultimisimi anni, ad un vertiginoso sviluppo di Internet. Sempre più spesso su quotidiani e riviste le notizie rinviano ad una pagina Web; sui biglietti da visita ormai è d’obbligo l’indirizzo di posta elettronica; istituzioni e ditte private ritengo essenziale “essere su Internet”. L’informazione si allarga, diventa più accessibile: usando Internet chiunque può sfogliare le pagine del sito di un Comune per cercare gli orari di apertura dei servizi o leggere un regolamento edilizio; può ogni mattina leggere le notizie del suo quotidiano preferito, verificare le condizioni del tempo nelle diverse città d’Italia se deve spostarsi, sapere le condizioni del traffico ecc.

Sempre di più l’informazione si rende a portata di mano in modo semplice e quando se ne ha bisogno. Ciò che serve nel nostro vivere quotidiano diventa disponibile immediatamente in archivi consultabili da Internet: così troviamo leggi appena promulgare nel sito della Camera dei deputati, bandi di concorso nei siti dei Comuni, delle Università ecc. le quotazioni della borsa, il cambio monetario, l’orario dei treni e delle linea dei bus locali, i regolamenti del nostro Comune; ma anche indirizzi e numeri di telefoni di amministrazioni, enti, ditte private ecc. Quindi l’elenco del telefono cartaceo sarò presto sostituito dalla consultazione di Internet, così l’orario dei treni acquistano in edicola o la copia della Gazzetta Ufficiale consultata in biblioteca. Molta informazione quindi è ormai disponibile su supporto magnetico, e presto la sua versione cartacea sparirà.

Ma non spariranno le biblioteche. Non spariranno le biblioteche perché ancora per molti decenni saranno l’unico luogo dove si trovano fisicamente i libri. Nel mondo dall’inizio dell’era della stampa sono stati prodotti alcune centinaia di milioni di libri. La cultura e la storia dell’umanità sta in quei libri. Pensare che una civiltà possa vivere consultandone solo l’infirma parte disponibile per adesso a testo pieno su Internet significa cancellare la storia dell’umanità.

L’ingenuo navigatore di Internet colpito dalla enorme mole di informazione presenti, ritiene che lì vi sia tutto; che una ricerca compiuta sulle pagine e sugli archivi consultabili in rete dal proprio pc possa essere esaustiva.

In realtà pur trovando una grandissima quantità di informazioni, queste non sono assolutamente esaustive e soprattutto la loro qualità non è assolutamente garantita. Il percorso editoriale tradizionale che va dall’autore, all’editore, alla libreria o biblioteca, prevede un forte vaglio critico da parte delle redazioni dalle casa editrice o delle rivista, e escono in stampa, di norma, solo prodotti che abbiamo una validità scientifica. La messa in linea delle pagine web salta totalmente questo vaglio critico. Chiunque pagando poche lire uno spazio su un disco fisso, può’ inserire qualunque informazione voglia e renderla disponibile ai milioni di utenti internet.

Ma è tutto da scartare quindi quello che si trova su Internet? Assolutamente no. Ma dobbiamo imparare a vagliare ciò che troviamo. Se paragoniamo la navigazione su Internet ad un percorso stradale, così come lungo le nostre strade troviamo cartelli stradali che indicano la direzione da prendere per andare a Siena, e cartelli pubblicitari che ci decantano le virtù terapeutiche di un aperitivo, anche in Internet troviamo informazioni vere, informazioni pubblicitarie, cattiva informazione, ecc. Nel corso di questo secolo nel senso comune è stata acquisita la sensibilità per decifrare correttamente i diversi messaggi trasmessi dai due cartelli: sappiamo che il primo dice la verità, mentre il secondo potrebbe essere falso; e il processo di decriptazione di questi messaggi è così automatico, da sembrare ovvio. Allo stesso modo entrando un una libreria per cercare un libro scientifico sul sistema solare non ci avviciniamo allo scaffale che ha scritto in testa Esoterismo/fantascienza ma andremo verso quello che ha scritto in testa Astronomia; anche in libreria sappiamo “leggere” le informazioni che stanno attorno al libro per deciderne la qualità e la validità per la nostra esigenza. Allo stesso modo, dobbiamo imparare a distinguere anche le informazioni su Internet: dobbiamo acquisire lo stesso automatismo che abbiamo del decriptare simboli del mondo reale. Dobbiamo imparare a “leggere” criticamente le pagine di Internet.

Il parallelismo tra biblioteche e Internet è d’obbligo. Entrambi sono fonte di informazione e di cultura; entrambi sono strumenti che dobbiamo imparare ad usare. E se Internet ha un futuro certo, anche le biblioteche lo avranno se sapranno trovare una propria specifica funzione nell’Era dell’informazione.

Le biblioteche scientifiche dovranno curare, oltre all’accesso ai propri patrimoni librari che molto tempo ancora resteranno essenziali, anche i nuovi servizi che Internet rende possibili: l’acceso a banche dati, servizi di consegna dei documenti, servizi di vaglio e filtro critico delle informazioni, editoria elettronica, produzione di riviste elettroniche ecc..

Le biblioteche pubbliche invece dovranno divenire lo strumento per garantire al cittadino l’accesso alle informazioni su qualsiasi supporto esse siano, saranno il nodo locale di una rete di biblioteche tra loco cooperanti, il supporto essenziale ai processi educativi e di educazione lungo tutto l’arco della vita ma anche lo strumento di salvaguardia e valorizzazione della cultura locale: sia come messa in linea di archivi di immagini, testi, ricerche, relazioni, indagini ecc. relativi alla realtà locale che come costruzioni di spazi per la comunicazione nella comunità locale.

E le biblioteche di conservazione in che modo si inseriscono in questa prospettiva? Partecipando al processo generale di messa in linea dei cataloghi, soprattutto nel caso di presenza di fondi particolari e/o specialistici, collaborando alla messa in rete della miniera italiana rappresentata da manoscritti e incunaboli, consentendo anche mediante l’analisi del costituirsi dei fondi librari la ricostruzione degli itinerari culturali della comunità locale. Le biblioteche personali e di famiglia sono strumento essenziale per ricostruire il panorama culturale entro cui si muovevano le personalità locali.

Quale prospettive si aprono quindi ad una struttura come la Biblioteca Città di Arezzo? Una biblioteca con un fondo storico di notevole interesse dal punto di vista della ricerca ma che deve assumere anche il ruolo di biblioteca pubblica per i propri cittadini.

L’obiettivo potrebbe essere quello di costruire un sistema di informativo globale che consenta allo studioso, da pc in biblioteca, ma anche da casa propria, mettendogli a disposizione tutti gli strumenti informativi resi disponibili dalle nuove tecnologie, di passare dalla ricerca bibliografica sui fondi antichi della biblioteca alle risorse repertoriali moderne, dalla consultazione di repertori bibliografici su cd-rom alla lettura a video di opere a testo pieno sia moderne che medievali ed antiche, oppure alla consultazione banche dati iconografiche. Inoltre deve poter ottenere attraverso il servizio di posta elettronica articoli a testo pieno recuperati nel patrimonio della biblioteca o di altre biblioteche lontane migliaia di chilometri o in banche dati di spoglio di periodici. Consultare articoli in riviste elettroniche, cui la biblioteca si abbona, e navigando sulle citazioni bibliografiche, visualizzare gli articoli relativi. Essere informato periodicamente sulle novità librarie uscite nell’ambito dei suoi interessi scientifici, scorrete periodicamente a video gli ultimi acquisti della biblioteca, naturalmente suggerire acquisti.

Tutto questo è, in gran parte possibile già adesso. E questi servizi utilizzano gli stessi strumenti tecnologici e, in parte, le stesse competenze professionali che sono necessari a svolgere la funzione di biblioteca pubblica: la messa a disposizione del cittadino delle informazioni necessarie a soddisfare i suoi bisogni informativi relativa alla ricerca di lavoro, alle attività connesse alla sua professione, alla garanzia dei suoi diritti di cittadino ma anche al suo tempo libero.

Abbiamo infatti molte banche dati legislative e normative su supporto magnetico (in linea o su cd-rom); sono stati costituiti recentemente importanti archivi per il lavoro (borse di studio, concorsi, contratti di lavoro ecc.), quasi tutte le università hanno messo in linea i propri programmi, corsi, specializzazioni. Gli Enti locali sempre più spesso consentono la consultazione dei propri atti da Internet.

Alla biblioteca spetta il compito di guidare il proprio utente nella ricerca, di costruire un servizio articolato sulle sue specifiche esigenze, ma anche sulle esigenze dei gruppi di utenti presenti nella realtà locale: studenti, storici locali, studiosi, gruppi con interessi su temi specifici (insegnanti, genitori, amministratori locali, gruppi sportivi locali, associazioni ecc.).

Questa funzione di indirizzamento è tipica della biblioteca pubblica; lo era prima dello nascita di Internet e lo sarà anche ora. Così come la cooperazione tra le biblioteche essenziale in passato, ma troppo spesso dimenticata in Italia, diventa essenziale, ed anche più semplice, con Internet: la posta elettronica ed i cataloghi in linea rendono naturale e semplice la collaborazione. In molte realtà la messa in linea dei cataloghi è stata la molla che ha avviato il prestito interbibliotecario: vedere che un certo titolo è presente in un’altra biblioteca rende più naturale chiederne il prestito, e rende mal sopportabili e poco comprensibili le tradizionali barriere burocratiche che in passato avevano sempre disincentivato ogni tentativo di cooperazione.

Internet e le biblioteche hanno quindi una lunga strada in comune, che sarà reciprocamente proficua quanto più i bibliotecari sapranno adeguarsi alla nuova realtà impadronendosi degli struenti informativi presenti in rete, assumendo la funzione di vaglio delle risorse disponibili, di filtro critico sulla loro attendibilità, sul loro agiornamento. La sala di consultazione che il bibliotecario utilizzava per il suo lavoro di consulenza si allarga a tutta Internet: come era necessario padroneggiare quei repertori per poterne estrarre tutte le informazioni disponibili, adesso è necessario conoscere i ripertori disponibi in linea , sfogliare le novità per vagliarne l’interesse per i propri utenti.

Infine la biblioteca pubblica ha anche la funzione di alfabetizzazione telematica: essa infatti è l’unico servizio pubblico a disposizione della comunità locale in grado di educare i cittadini all’uso critico di Internet; i bibliotecari sono professionalmente preparati alle attività di scelta, vaglio ed organizzazione delle risorse: è il mestiere che hanno fatto sino ad ora, sia pur se sui libri invece che sulle pagine web.

in La biblioteca Città di Arezzo : 1994-1999, a cura di Camillo Brezzi. – Protagon editori toscani, 1999.