La nuova legge regionale

Susanna Giaccai, La nuova legge regionale

La libertà, il benessere e lo sviluppo della società e degli individui sono valori umani fondamentali. Essi potranno essere raggiunti soltanto attraverso la capacità dei cittadini bene informati di esercitare i loro diritti democratici e di giocare un ruolo attivo nella società. La partecipazione costruttiva e lo sviluppo della democrazia dipendono da una istruzione soddisfacente, così come da un accesso libero e senza limitazioni alla conoscenza, al pensiero, alla cultura e all’informazione.

La biblioteca pubblica, via di acceso locale alla conoscenza, costituisce una condizione essenziale per l’apprendimento permanente, l’indipendenza nelle decisioni, lo sviluppo culturale dell’individuo e dei gruppi sociali” …

“La biblioteca pubblica è il centro informativo locale che rende prontamente disponibile per i suoi utenti ogni genere di conoscenza e informazione”

Ho letto questi due brani del Manifesto UNESCO per le biblioteche pubbliche perché mi pare che in essi siano ben riassunti i concetti essenziali relativi alla funzione della biblioteca pubblica.

Oggi credo sia nostro compito, in quanto tecnici del settore, confrontare questa dichiarazione di principio con la realtà delle biblioteche toscane, e, integrandola con le nuove funzioni emerse dall’avanzare impellente della Società dell’informazione, indicare gli strumenti riteniamo necessari per adeguare alle esigenze della società dell’infor-mazione tutta la rete delle biblioteche pubbliche toscane.

Per individuare gli obiettivi dobbiamo innanzi tutto definire con precisione l’oggetto della nostra conversazioni di oggi pomeriggio, con l’avvertenza che usiamo l’espressione “biblioteca pubblica” per definire il servizio svolto dalle biblioteche di ente locale.

La biblioteca pubblica è la biblioteca della comunità:

nasce per volontà della comunità locale
è da essa prevalentemente finanziata
si presenta come biblioteca generale (non è una biblioteca specializzata)
è gratuita nei suoi servizi di base
rappresenta la contemporaneità (non ha le funzioni di conservazione tipiche di una biblioteca storica né funzioni prevalenti di studio)
risponde alle esigenze di quella specifica comunità locale
Quindi la biblioteca pubblica non è una biblioteca di studio e ricerca, ma ha un carattere fortemente indirizzato verso la fornitura di informazioni

per la propria vita professionale: norme, leggi, regolamenti, standard, annuari, elenchi telefonici, repertori generali e specifici sono a disposizione di tutti per acquisire informazioni iniziali e di base nei propri campi professionali
per il proprio tempo libero (ricordiamo che tema caro agli amministratori è divenuta sempre più spesso la qualità della vita garantita dai servizi locali; e questa qualità passa indubbiamente anche attraverso la presenza di una biblioteca pubblica che consenta un accesso autonomo alla cultura ed all’informazione, senza imposizioni di mode o di interessi commerciali)
per la propria formazione ed autoformazione culturale e professionale e di cittadino
L’Annuario delle Biblioteche di ente locale, edito dalla Regione Toscana nel 1982, inoltre definisce la biblioteca pubblica come:

“una collezione organizzata, cioè ordinata e fruibile di libri, periodici, e altri materiali bibliografici, e i sevizi di un personale capace di fornire e interpretare tali materiali per soddisfare i bisogni di informazione, di ricerca, educativi e ricreativi dei suoi utenti”

Definito l’oggetto dei nostri discorsi guardiamo quanto esso sia presente nella realtà toscana:

Sono qui presenti colleghi che hanno curato, con il contributo della Regione Toscana, un’indagine sullo stato delle biblioteche pubbliche toscane e lascio a loro una illustrazione più dettagliata dello studio; mi limito qui a alcuni dati:

287 sono i Comuni Toscani, 250 circa le biblioteche comunali esistenti; mentre nel 1972 erano 131. Ma solo 110 biblioteche hanno personale di ruolo, e di queste solo una ottantina hanno personale di ruolo e orario sopra le 24 ore settimanali (4 ore al dì)

Il rapporto medio utenti/abitanti è del 9,9%; quindi sotto la media italiana del 10,7 e sotto quelle del nord Italia del 16,7 % (per inciso, la media in Inghilterra è del 58%).

Abbiano quindi 80 “cose” che qualcuno potrebbe voler chiamare “biblioteca”; ma la biblioteca pubblica si definisce tale solo in presenza una serie adeguata di parametri (prestiti/acquisti/personale/orari/spazi); un incrocio tra questi fattori effettuato dai curatori dell’indagine li porta ad indicare in sole 28 le biblioteche pubbliche con “un buon livello di servizi” esistenti in Toscana.

I dati quindi confermano l’impressione, presente in molti di noi bibliotecari, che la Toscana avesse da tempo perso lo smalto con cui si era presentata, e con ragione, sulla scena nazionale agli inizi degli anni ’70. La legge regionale del 1976 è stata a lungo presa come esempio di legislazione avanzata. Ma 20 anni dopo non abbiamo assolutamente niente da farci invidiare!

Non si tratta qui di fare la lista delle colpe di questa situazione: sicuramente dovremmo spartirle tra Stato, Regione, Comuni e anche bibliotecari, con quote variabili naturalmente a secondo del punto di vista; e personalmente ritengo che molte delle colpe debbano ricadere su una classe politica assolutamente incapace di cogliere l’essenzialità di questo servizio per lo sviluppo democratico del paese.

Tuttavia credo che qui oggi si debba guardare al domani, analizzare gli interventi necessari per portare il sistema bibliotecario toscano (quindi l’insieme delle biblioteche pubbliche in connessione con le altre biblioteche) a livello europeo.

Certo il confronto è disperante: se guardiamo ai paesi nordici ove il prestito di libri per abitante è di 20 libri l’anno, mentre nel Nord Italia siamo a 1,57 libri l’anno, e in Toscana siamo a 0,31, neanche a livello della media Italiana di 0,62!; il rapporto utenti/abitanti che in Inghilterra è del 58% in Toscana è di 9,9!!)

Potremmo consolarci, guardando al Portogallo dove da qualche anno è attivo un piano nazionale di apertura di biblioteche pubbliche che a ritmo di marcia sta aprendo in decine di Comuni portoghesi di servizi bibliotecari moderni; sembrerebbe quindi esserci speranza anche per i paesi europei che arrivano ultimi nella rete europea delle biblioteche pubbliche.

Ma in Italia per adesso non vediamo niente di simile; il progetto Mediateche 2000, promosso dal Ministero dei beni culturali, prevede per adesso solo finanziamenti per la formazione per operatori, i cui destini lavorativi sono assolutamente incerti visto che non ci sono soldi per costruire biblioteche.

Avendo visto la situazione drammatica delle biblioteche pubbliche toscane, dobbiamo forse anche domandarci: ma servono ancora le biblioteche pubbliche? Dobbiamo farci carico del loro sviluppo e rafforzamento o dobbiamo destinare le risorse (umane e finanziarie) in altro? Adesso c’è Internet e quindi lì si trova tutto!

Vorrei rispondere queste domande citando la Relazione tecnica allegata alla Proposta di legge regionale sulle biblioteche: “la sfida che qualsiasi comunità deve sostenere in una società planetaria a tradizione tecnologica è duplice: investe sia la capacità di competere economicamente a livello internazionale in un contesto caratterizzato dall’importanza strategica dei saperi, sia la capacità di collocarsi nel contesto internazionale con la necessaria autodeterminazione in quanto comunità nazionale caratterizzata dalla garanzia dei diritti primari di cittadinanza che sono il diritto all’accesso all’informazione, il diritto all’aggiornamento culturale, il diritto alla continuità formativa. Gli investimenti nella ricerca, nella cultura, nel recupero dell’informazione rappresentano pertanto un’esigenza vitale, non un optional. E dalle biblioteche, snodo obbligato per lo sviluppo della ricerca, della cultura, dell’informazione, dipenderà in non piccola parte il successo in questa sfida di modernizzazione del paese”.

Cose simili le abbiamo sentire in occasione di seminari organizzati dalla Comunità europea sul ruolo delle biblioteche pubbliche nella società dell’informazione: la Comunità ha anzi individuato nella biblioteca pubblica il luogo prioritario su cui investire per garantire al cittadino l’accesso alla informazioni disponibili sulla rete Internet.

Le biblioteche quindi servono ancora, anzi si confermano strumento essenziale della nostra vita democratica.

Ma vediamo nei paesi ove la biblioteca pubblica è maggiormente radicata (Inghilterra e USA) quali nuovi servizi vengono attivati grazie alla rete Internet; questa infatti se rappresenta una rivoluzione per tutte le biblioteche, lo è in modo particolare per le biblioteche pubbliche che attraverso questo strumento, possono assumere in pieno la funzione di servizio informativo di base e garanzia per il cittadino di accesso alle risorse informative essenziali alla sua vita civile, sociale, culturale e professionale.

Oltre a servizi di base quali consultazione di cataloghi in linea, prestito interbibliotecario e costruzione di archivi comuni di quik reference, elenco sinteticamente i servizi innovativi più frequentemente attivati:

Accesso autonomo a Internet
Da un lato garanzia di accesso ai meno favoriti, ma anche iniziative di alfabetizzazione telematica essenziali per uno uso proficuo della Rete

Pagine Web
Costruzione di pagine web contenenti informazioni e link verso tematiche di interesse di quella specifica comunità locale

Aree di discussione locale
Attivazione di spazi di discussione a livello locale che consentano scambio di pareri e informazioni tra utenti della rete, ma favoriscano anche momenti di aggregazioni sociali locali. Costruzione di spazi per la raccolta delle memoria della comunità: messa in linea di documenti storici, raccolta di memorie personali, mostre ecc.

Servizi di consulenza
Consulenza nella ricerca di informazioni nella Rete

Business information:
Alcune sperimentazioni sono già in corso in Italia, ma molte sono da tempo attive in diversi paesi europei, relative a servizi per le aziende promossi da Biblioteche comunali. Si tratta di servizi informativi su leggi e norme, bandi di gara, standard ecc. che, se costruiti in forma cooperativa, possono rappresentare, oltre che una maggiore visibilità della biblioteca pubblica e quindi un rafforzamento del suo potere contrattuale verso i referenti politici ed amministrativi, anche una fonte di entrate.

Laboratori didattici
Molte realtà straniere hanno promosso lo sviluppo di servizi per l’autoistruzione o per corsi collettivi sulle nuove tecnologie, per l’aggiornamento professionale, lo studio delle lingue ecc. Si tratta di supporto alle complessive politiche nazionali e locali sull’istruzione lungo tutto l’arco della vita e/o di alfabetizzazione informatica e telematica delle fasce giovanili, in contesti extrascolastici.

Infine la biblioteca pubblica può anche rappresentare molto spesso un utile supporto alle iniziative di diffusione dell’uso di Internet nelle scuole.

Cosa è necessario per adeguare le nostre biblioteche a questi obiettivi?

Ritengo che sia necessario che la Regione Toscana assuma la biblioteca pubblica come uno dei fattori prioritari della sua programmazione, individui strumenti che garantiscano alle biblioteche stanziamenti certi nel corso degli anni, indipendentemente dalle contingenze annuali di Bilancio, per le sedi, per l’acquisto materiali documentari cartaceo e non, per arredi e attrezzature e per il personale (e per il suo aggiornamento) e per iniziative di cooperazione. Attivi incentivi per i Comuni che si impegnino in questo settore identificato come essenziale per la società del 2000.

Abbiamo in sostanza bisogno di un serio progetto a livello regionale che definisca obiettivi, strumenti, modalità di cooperazione e finanziamenti. Soprattutto credo sia necessaria chiarezza e trasparenza! Dopo 10 anni dedicati a finanziare in modo progressivamente sempre più ampio una soluzione minimalista come quella di ISIS, priva di qualsiasi seria forma di cooperazione e di coordinamento sia a livello regionale che nazionale, abbiamo necessità di un progetto regionale di qualità, garantito dalla presenza di competenze tecniche e bibliotecarie di livello europeo (e queste sono anche presenti in Italia) certificate.

Inoltre l’accentuazione data della proposta di legge alle reti bibliotecarie, letta non come sinonimo di “rete telematica” ma di “un complesso di relazioni tra biblioteche diverse”, come reti di servizi, impone di conseguenza una forte struttura di coordinamento a livello regionale che garantisca l’equilibrato sviluppo di queste reti, che fornisca servizi che sarebbe antieconomico organizzare a livello locale e che rappresenti lo snodo tra la rete di servizi locale e la rete nazionale.

Le biblioteche pubbliche toscane si trovano infatti in condizione si estrema debolezze nei confronti dei servizi centrali (ICCU), ed è necessario ribadire la loro essenzialità nella rete bibliotecaria regionale.

E’ necessario un serio piano di aggiornamento professionale del personale: Internet stessa si presta in modo ottimale ad attuare aggiornamento a distanza. La presenza di tre università in Toscana potrebbero stimolare un serio progetto di formazione.

Infine la messa a punto della legge avrebbe potuto forse trarre vantaggio da un confronto con gli operatori svolto nelle sue fasi preliminari: tuttavia sono convinta che ancora adesso sia possibile rivedere alcune impostazioni, precisare concetti, evitare ambiguità, definire meglio i ruoli.

La situazione, come abbiamo visto è abbastanza drammatica, ci sono però delle risorse che possiamo mettere in campo, coordinare per cercare di puntare ad uno sviluppo collettivo di tutto il sistema bibliotecario toscano.

Intervento al seminario Biblioteche e archivi. I bisogni, le politiche, le leggi, lunedì 1 dicembre 1997, Consiglio regionale toscano, Firenze.