Entrare in rete: una guida

Nato negli Stati Uniti in ambienti scientifici ed accademici, ambienti quindi a prevalente presenza maschile, Internet ha visto sino ad ora una scarsa presenza femminile. Non si tratta quindi di presunta difficoltà per le donne ad appropriarsi delle nuove tecnologie, ma di minore presenza femminile nei luoghi ove queste tecnologie sono presenti ed anche, in genere, di minor tempo a disposizione delle donne per dedicarsi alla scoperta ed all’uso di Internet; tuttavia dati recenti indicano un costante aumento della presenza femminile in rete, passata in breve dal 10% all’attuale 30%.

Anche in Italia, nel settore della ricerca e dell’università, da tempo molte donne utilizzano Internet per la loro attività professionale: ricercatrici, informatiche e bibliotecarie o documentaliste navigano per le autostrade telematiche con sicurezza e frequenza. E da quando, negli anni 1995-96, Internet è progressivamente divenuto, anche in Italia, uno strumento utilizzato in ambiti esterni alla ricerca, molte donne hanno iniziato ad utilizzarlo per comunicare, per costruire servizi informativi, per divertimento.

Non esistono analisi dettagliate e di vasto raggio su questa presenza, ma indagini svolte, per esempio in alcune Reti civiche, dimostrano che si tratta di una presenza in costante crescita. Ed è in crescita sia come utenti che come professioniste: informatiche, donne impegnate nelle professioni legate alla comunicazione, alla pubblicità, all’editoria elettronica ecc.

Non ancora molti sono invece in Italia i siti di/su donne. Il primo è stato GopherDonna: nato il 15 marzo 1994, in stretta collaborazione tra l’Unione femminile nazionale e la Società italiana delle storiche, era finalizzato a facilitare l’accesso alle risorse esistente in Rete nel campo della ricerca storica sulle donne ed a consentire alle studiose straniere di conoscere la realtà italiani (librerie, riviste, centri donna ecc.) e le loro attività. Nell’autunno 1995 il servizio è stato spostato su un WWW dove si trova attualmente: http://www.idg.fi.cnr.it/wwwdonna/donna.htm. Ma è solo dall’estate 1995 che progressivamente si presentano in rete nuovi siti: in agosto inizia il servizio di rassegna stampa DWPress (http://www.mclink.it/n/dwpress/index.htm) e, ad ottobre, “Il foglio delle donne” apre una propria versione su Web all’indirizzo http://www.isinet.it/PdD/. Anche La Città invisibile (http://www.citinv.it), associazione telematica non a fini di lucro il cui scopo è quello di promuovere la realizzazione di una democrazio partecipativa, apre una propria Pagina donna, che ospiterà le pagine Web di “Noi donne”, e, da dicembre, alcune pagine informative sulla Rete Lilith. Nel marzo 1996 la rivista Info@Perla, versione Web della rivista MadrePerla, apre le proprie pagine all’indirizzo http://www.gpnet.it/neon/infoperla/.

Tutti questi servizi sono ospitati, spesso gratuitamente, da server “misti”, centri di calcolo gestiti da uomini e donne. Ma da alcune donne in rete viene sottolineata la necessità avere spazi propri, la cui gestione non debba essere sottoposta ad alcun condizionamento maschile; si tratta evidentemente di una posizione teorica che solo gruppi che dispongano di adeguate risorse economiche possono permettersi: se infatti una autonoma gestione di una BBS non comporta oneri eccessivi, ma consente una visibilità quasi esclusivamente a livello locale, la gestione di un server Web autonomo, funzionante in modo adeguato, è piuttosto onerosa. Questa è stata la strada presa dall’Associazione Orlando di Bologna che nel giugno 1996, grazie ad contributo del Comune di Bologna, ha aperto il ServerDonna, primo server gestito esclusivamente da donne (http://orlando.women.it). Il servizio, oltre a pagine informative sui propri servizi ed attività, ospita diverse organizzazioni femminili, tra cui: Le pagine lesbiche, il catalogo Lilith dei Centri donna (circa 11.000 titoli).

Sono nel frattempo comparsi alcuni servizi non legati direttamente a gruppi o realtà femministe: tra questi, La pagina donna di Video on Line, forse la realizzazione grafica più indovinata (http://www.vol.it/donne/) e Lo spazio delle ragazze (http://www.icom.it/freeweb/ragazze/); nascono anche servizi legati al mondo del lavoro: DomaniDonna (http://www.vol.it/IT/IT/ASSOC/DOMDONNA/) e Donne in rete (http://www.isinet.it/donne/).

Parallelamente alla presenza con proprie pagine, le donne sono presenti anche nelle aree di discussone di reti civiche (sono un 20% molto attivo degli utenti della Rete civica milanese, http://wrcm.usr.dsi.unimi.it/) e di reti di BBS (Area Donna di PeaceLink). Nel giugno 1996 La città invisibile promuove la prima lista di discussione italiana di donne LEDONNE (http://www.citinv.it/iniziative/poli/donne/donne.html), a settembre apre anche la lista lesbica LLI, ospitata dal Server donna di Bologna (http://www.orlando.it/les/lli/lli.htm). Recentemente si è aperta una lista ospitata dall’Università di Padova, sulle tematiche delle pari opportunità (http://www.univr.universi/pari-op.htm).

Non siamo certamente a livello dei paesi di lingua ingese ove le liste di discussione di/su donne sono alcune centinaia e le pagine Web moltissime e ben aggiornate, ma certamente ormai anche le donne italiane hanno deciso “di mettere le mani” con decisione in questo essenziale strumento di comunicazione.

Ma quale sarà lo sviluppo futuro di questo strumento, adesso che gli operatori economici ne hanno intuito il potere? gli accordi che si stanno attuando tra operatori della televisione e dell’informativa, ci porteranno ad un’Internet popolata di passivi acquirenti? la libertà di comunicazione offerta da Internet sarà costretta entro gli interessi commerciali? il pubblico femminile (attualmente destinatario del 70% della pubblicità televisiva) sarà spinto ad popolare Internet per renderlo destinatario passivo di questa nuova pubblicità? oppure l’essenza democratica di una rete globale interattiva riuscirà ad avere il sopravvento?

Susanna Giaccai, Unione Femminile Nazionale, Milano
NB. I link non sono più aggiornati dal febbraio 1996.

In La rivoluzione cyber, nuove reti di donne / a cura di Luciana Percovich. Milano, Libera Università delle Donne, Unione Femminile Nazionale, Fondazione Badaracco, 1997